VEGLIE 1565 – La visita pastorale di mons. G. Bovio

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di Antonio De Benedittis

Veglie – dal 26 al 29 luglio 1565 – mons. Giov. Carlo Bovio

 

Veglie. Chiesa matrice

La visita pastorale è quell’antica prassi per cui il vescovo diocesano si reca, personalmente o tramite delegato, nelle parrocchie della diocesi a lui affidata. Oggigiorno tale visitatio deve avvenire almeno una volta in ogni quinquennio, mentre il Concilio di Trento (1545-1563) prevedeva che fosse svolta ogni anno o al massimo ogni due.

Le finalità che per secoli hanno animato i vescovi nel preparare e compiere le loro visite pastorali, erano quelle di custodire la vera ed ortodossa dottrina, proteggere le buone abitudini e correggere quelle cattive, incrementare la carità, la pietà e la disciplina tra il clero e gli altri fedeli, dare impulso all’apostolato e predisporre tutto quanto utile, a seconda delle circostanze concrete, per il bene della fede.

Delle visite pastorali compiute a Veglie da parte degli arcivescovi della diocesi di Brindisi, sono rimaste poche tracce, la più remota e anche la più completa, è quella effettuata da mons. Giov. Carlo Bovio dal 26 al 29 luglio 1565 il cui testo originale è custodito nella Biblioteca arcivescovile “Annibale De Leo” in Brindisi.

La relazione conclusiva (decreto) della visita contiene numerose e interessanti notizie sulla chiesa matrice e su tutte le altre chiese della Terra di Veglie esistenti “dentro le mura” e “fuori le mura”, nonché sui beni stabili posseduti da ciascuna chiesa e su tutti i benefici ecclesiastici.

Di particolare rilievo sono le notizie riguardanti la  chiesa-santuario extra moenia di Santa Maria de Vigilis, (poi “della Favana”); nell’inventario dei beni appartenenti a quella chiesetta sono descritti alcuni stabili attigui alla stessa chiesa che all’epoca della visita erano utilizzati per ricovero di pellegrini e che dopo alcuni anni, a partire dal 1579, costituiranno il primo nucleo abitativo del convento dei frati francescani.

Per ultimo l’arcivescovo riferisce sulla condizione canonica, sull’adempimento degli obblighi pastorali e sacerdotali, sulla preparazione culturale e sulla condotta morale di ciascun sacerdote appositamente convocato ed esaminato.

Ultimato l’esame l’arcivescovo registra una situazione inverosimile e per certi aspetti drammatica avendo potuto accertare che molti sacerdoti non conoscevano i sacramenti, non sapevano leggere e non sapevano celebrare la messa; lo stesso dicasi pure per arciprete don Pomponio Lupo il quale “ignorava la dottrina dei sacramenti” circostanza questa che costringe mons. Bovio a sospenderlo dall’ufficio e invitarlo a nominarsi un sostituto a proprie spese.

Erano i tempi in cui la vocazione (ma non solo a Veglie) non era un requisito necessario per poter ascendere al sacerdozio in quanto una simile scelta, ma è più corretto dire imposizione familiare, era dettata da esigenze finanziarie e speculative della famiglia di appartenenza del religioso dato che i beni che gli venivano assegnati a titolo di patrimonio sacro, giusta concordati stato-chiesa, erano esenti da qualsiasi tributo.

Di seguito il link per scaricare   la storia. Clicca sul titolo o sul logo per scaricare e/o visualizzare il documento in formato .pdf

VISITA PASTORALE NELLA TERRA DI VEGLIE DELL’ARCIVESCOVO MONS. GIOV. CARLO BOVIO (1564-1570)

 

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